Portatori della Madonna

L'ASSOCIAZIONE

Nell’inverno fra il 1975 ed il 1976 il “Gruppo Portatori”, costituito da 16 elementi, decideva di acquistare, in Campiello Tonegazzo 10, una vecchia “caneva”, cioè un magazzino adibito al deposito delle reti da pesca. 
Dopo una radicale operazione di restauro, eseguita in proprio dagli stessi Soci, il “gruppo” poteva disporre di un ritrovo accogliente, nel cuore del centro storico, che veniva inaugurato il 9 maggio 1976. Naturalmente, le occasioni d’incontro si sono susseguite numerose nel tempo per concordare e definire, in un di amicizia, programmi e modalità partecipazione ai diversi eventi religiosi. Ed è in una di queste riunioni che si giunse, nell’anno 1983, alla determinazione dar vita all’Associazione; mentre tardi, e precisamente nell’anno 1997, il “gruppo” dei portatori, proprietari locali, decidevano, con gesto di grande generosità, di cedere la proprietà dei vani che compongono la Sede all’Associazione dei Portatori della Madonna. 
Della sede sociale sono stati ospiti illustri personalità come il poeta Biagio Marin, gli Arcivescovi di Gorizia padre Antonio Vitale Bonmarco e Dino De Antoni, i Vescovi titolari di Grado monsignor Crescenzio Sepe, oggi Cardinale ed Arcivescovo di Napoli, e monsignor Diego Causero, Nunzio Apostolico della Repubblica Ceca.



STORIA DEL PERDON DI BARBANA
(di Matteo MArchesan)


“La Madona de Barbana”
: è questo il nome di una delle poche, antichissime tradizioni storiche e popolari autentiche dell’Isola di Grado, con la quale i suoi abitanti designano quella festa che oggi chiamiamo il “Perdòn”, con un termine molto più generalizzato per indicare una processione, che è anche occasione sacramentale di pentimento e di penitenza. Secondo le notizie raccolte dal Caprin alla fine dell’Ottocento, “Il Perdòn di Barbana”indicava una nota festa, diversa da “La Madona de Barbana”, che egli pare ignorare e che quindi poteva avere connotazioni probabilmente molto più dimesse e scarsa visibilità e spettacolarità. 
Esistono, infatti, diverse feste legate al Santuario di Barbana e alla devozione mariana, occasioni di socialità e di relazione: due appartengonoa quell’Isoletta della laguna, e precisamente la processione in occasione della “Pasqua rosada”, officiata dal cappellano e non dal parroco di Grado, 
che si celebrava ai tempi della Serenissima la domenica e il lunedì della Pentecoste ed aveva un carattere preminentemente politico e militare, e l’anniversario dell’Incoronazione della Beata Vergine, che si festeggia ancor oggi nel giorno dell’Assunzione e che vanta un’origine più recente; altre due ricorrenze sono, invece, ai giorni nostri, appartenenti all’isola 
di Grado: la processione della prima domenica di luglio e quella, più modesta, del primo maggio, che ricorda la terribile notte del 3 giugno 1925, allorché 56 barche della nostra flottiglia da pesca furono sorprese, 
travolte e in parte sospinte verso le coste istriane da una eccezionale tempesta. 
Oggi il “Perdòn”(forse proprio dal 1797) è “La Madona deBarbana” ed è questo il principale atto di devozione della comunità di Grado, riconoscente verso la Vergine venerata da tempi antichi nella sua laguna.
Le più antiche informazioni sull’origine della processione di luglio sono conservate negli archivi del Santuario, in particolare nelle “Notizie storiche cronologiche dell’origine del santuario nell’isola di Barbana”, dove si legge: 
1237. Nel libro III°. Copia Istrumenti a pagina 159. (1) stà registrato come fù l’origine della Processione della Comunità di Grado, che ogni anno fà con le barche ed una divota Immagine della B. Vergine al Santuario di 
Barbana la prima Domenica di Luglio, la quale è il primo ed il più antico esempio di simili Processioni di Comuni, che come vedremo anche molte altre, in seguito sul modello di questa ebbero ad obbligarsi per annuo voto, una gran parte in perpetuo ed alcune per un determinato numero di anni. Il popolo Gradense chiama questa Processione la visita di Santa Elisabetta, e ciò per la ragione che il prodigio operato da Maria SS. a loro favore successe nel dì che cade la Festa della visitazione di Maria, fatta a S. Elisabetta, e per questo hanno anche fatto dipingere, questo Evangelico Fatto sopra lo stendardo che precede la loro processione. Ora trascriviamo genuinamente la Memoria, che è scritta però assai male: “Memoria come fu l’origine della Processione del Popolo di Grado che viene li 2 luglio con una immagine di Maria Vergine a visitare questo Santuario di Barbana”. 
“In una Carta antica quasi lacera stava scritto così, il Popolo di Grado l’anno 1237 per una grandissima mortalità, et influenza di pestilenza, che coreva in detto loro Castello è invitò nel giorno della Visitazione di Maria Vergine, che core li due luglio; nel qual mese detta pessima influenza di dover intervenire uno per Casa a visitare la Miracolosa e Beatissima Vergine Maria di Barbana in perpetuo in un tal giorno, overo la prima Domenica di esso mese di Luglio, e che a pena fecero questo voto che la pestilenza cessò in un momento; da questo tempo in qua sempre sempre così fù praticato. Questa memoria qui la notò il Padre Francesco da Cherso Guardiano per regola de’ successori. 
Laus Deo et Virgini Matri. Questa copia è stata cavata da un altro libro del convento intitolato il libro delle entrate dell’anno 1652”. Pur tra le difficoltà di lettura di questi documenti, il più antico dei quali risale alla metà del XVIIsecolo, l’interpretazione di questi testi contiene 
le notizie fondamentali:
-la processione risale al 1237 (qualche testimonianza riporta la data del 1232) ed è definita il più antico esempio di tradizioni comunali, collettive; 
-comprendeva un voto annuo, pubblico e solenne, professato in perpetuo dalla comunità civile per la liberazione da una pestilenza, la più grave e mortale, forse, fra quelle che si abbatterono sulla nostra regione nel medioevo e nell’età moderna (non vi era ancora nella nostra isola il magistrato veneto chiamato Conte); -l’antico nome della Processione era “La Visita di S. Elisabetta”e all’inizio si svolgeva il 2 di luglio “In Visitatione Beatae Mariae Virginis”, in un legame fecondo, spontaneo e fantasioso creato dalla nostra cultura popolare e raffigurato nello stendardo della prima imbarcazione del corteo; 
-alla processione votiva partecipava “uno per casa”, capofamiglia o altro membro, in forma presumibilmente più semplice e ridotta rispetto alla manifestazione odierna;
-da allora la tradizione si svolse senza soluzione di continuità (sappiamo che il voto fu sciolto anche nei periodi bellici). 
Il variegato legame storico-religioso tra Grado e Barbana, quindi, è molto antico e molto sentito. 
Ci sono diversi modi di vivere la ricorrenza più antica e fastosa: a bordo delle imbarcazioni che compongono il corteo, per non dire dell’ammiraglia, epicentro della manifestazione e quindi punto di vista privilegiato, oppure lungo le rive dalle quali è possibile seguire la prima parte del tragitto. E’ qui che si assiepa una folla variopinta, motivata a partecipare per ragioni diverse. Qui i gradesi, pochi dei quali possono prendere parte al corteo sia per ragioni di lavoro sia per la regolamentazione dei posti a bordo dei pescherecci, si mescolano ai numerosi turisti, presenti per curiosità a godersi l’aspetto esteriore della grande manifestazione popolare. Ma è proprio sulle rive del porto che si può osservare il diverso modo in cui gradesi ed ospiti partecipano all’evento: molti turisti battono le mani alla magnificenza dello spettacolo, tanti gradesi le congiungono in segno di fede e di devozione. 
Gran parte poi degli spettatori delle rive si sposta sul ponte girevole, da dove si può osservare sia l’uscita della processione dal porto sia l’ampio giro ad ovest per rendere omaggio alla Madonna del Mare sia il passaggio del ponte stesso e lo snodarsi del corteo lungo i canali orientali che conducono all’Isola-santuario. 
Mentre la teoria di barche si allinea e accelera l’andatura per attraversare l’angusto passaggio della campata centrale del ponte girevole, che sembra restringersi sempre di più all’avvicinarsi, l’ammiraglia, in genere sovraccarica, procede a tentoni tra uno strattone della fune che lega il convoglio, che la fa virare leggermente di prora, e la vogata del capobarca 
che la raddrizza, provocando una contromanovra che riallinea la poppa fino a superare autonomamente a tutto motore il punto critico, con un continuo lieve ondeggiamento a sinistra e a dritta, che rende l’intera 
manovra apparentemente insicura e temeraria. Oltrepassato il ponte, la navigazione riprende tranquilla al traino dei “reburci”
Ultima tappa da terra, per osservare in lontananza il tragitto finale fino all’arrivo a Barbana, dove, con l’accompagnamento dello scampanio della festa, attende silente una gran folla che ha preceduto l’attracco del corteo, è l’Isola della Schiusa. Qui si concentra una popolazione quasi tutta indigena, formata per lo più da anziani: ci sono i vecchietti ospiti di Casa Serena, molti dei quali in carrozzina, e i residenti. Lo sguardo tradisce l’intima commozione della gente 
di Grado al passaggio della Vergine e del corteo accompagnato dalle note del caratteristico “adagio” della banda comunale, nel seguire visivamente la processione che si snoda lungo il canale e mentalmente i riti di Barbana, il ritorno e il canto del 
Te Deum di ringraziamento in Basilica, con una fede di antica tradizione, costantemente rinnovata e vissuta nella sostanza del quotidiano e dei tempi.

 

SCHEDA ASSOCIAZIONE

Portatori della Madonna
C.llo Tonegazzo, 10 - 34073 Grado (GO)

Presidente
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